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Il prezioso Altopiano dell’Argentario

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Written by Ilary

Chi ha detto che nei dintorni di Trento non si possa fare del buon trekking? In effetti fa un po’ strano a una come me abituata a bere il caffè a 900 metri, camminare tutto il giorno e raggiungerli come altitudine massima. Ma che sia per interesse culturale, storico, naturalistico o semplicemente per fare una bella escursioneMonte Calisio e dintorni riservano inaspettate sorprese. Scopriamole subito!

Dove si trova il Monte Calisio?

Il Monte Calisio si trova ad est della città di Trento, a 1097 metri di quota e sovrasta gli abitati di Martignano, Cognola, Montagnaga e Civezzano. Un monte davvero molto prezioso quello del Calisio che di secondo nome fa Argentario. Sull’Altopiano infatti sorgevano coltivazioni minerarie d’argento tra le più vecchie, tanto che il codice minerario più antico d’Europa fu scritto a Trento nel 1207.

Il Monte Calisio non passa inosservato nemmeno durante la Grande Guerra, quando in soli 4 mesi furono scavate 10 mila tonnellate di roccia per costruire una fortificazione definita la più moderna di tutto il fronte austro-ungarico.

Un trekking storico, anzi, preistorico!

Partiamo da Montagnaga con il nostro trekking, da uno dei siti più significativi e importanti per la città di Trento: le Cave di Pila.

Dall’Impero Romano fino a metà del ‘900, la città di Trento fu costruita sulla pietra estratta proprio dalle Cave di Pila.

Le Cave di Pila e la pietra di Trento

Una roccia sedimentaria calcarea di colore bianco, grigio e rosso. Strade, palazzi, le mura della città, le grandi porte come la Veronensis e l’Aquila, il castello, il Duomo, le torri… Insomma tutta Trento è stata edificata con questa pietra e a partire dal Rinascimento, anche tutti gli elementi decorativi dei palazzi.

Era una pietra di facile estrazione trovandosi in superficie, e l’inclinazione degli strati rocciosi era estremamente favorevole, bastava contornare almeno 3 lati del blocco roccioso per poterlo estrarre comodamente verso valle.

cave-di-pila-anticheOggi di cava funzionante ne troviamo solamente una, ma un tempo la professione dei cosiddetti “Predaroi”, i cavatori di pietra, era una delle più in voga. Alla fine dell’800 infatti, erano attive più di 30 cave, e sempre in quel periodo a Trento, fu istituita una scuola per scalpellini.

cava-di-pila-funzionanteNella Cava di Pila antica, si possono osservare con estrema chiarezza le stratificazioni e le interruzioni delle stesse, testimoni di cambiamenti nell’ambiente di sedimentazione. Si parla di rocce nate sul fondo dei mari grazie alla sedimentazione, al deposito di diversi materiali.

In queste rocce sedimentarie capita di vedere anche dei fossili, diversi a seconda delle varie epoche, fossili guida che danno la certezza di trovarsi in un determinato periodo storico. Addirittura il colore rosso, tipico di questa roccia, prende il nome di rosso ammonitico, dal nome di un organismo, un mollusco cefalopode che popolava i mari del Trentino. Sulla dolomia principale invece non sarà raro imbattersi nel megalodo, un altro fossile significativo.

Ti starai chiedendo chi è tutta sta gente… 

Sì dai, ora che è ufficiale posso dirtelo! Questo gruppo di persone, tra cui ci sono pure io, si trova alle Cave di Pila di Trento a fare lezione, trattandosi di quelli che a distanza di un anno, saranno i nuovi AMM, Accompagnatori di Media Montagna.

Una figura professionale quella dell’accompagnatore, formata da docenti di materie come meteorologia, topografia, traumatologia…, e dalle guide alpine, che ha lo splendido compito di mostrare e raccontare il Trentino a chi desidera conoscerlo.

Praticamente per me equivale ad avere il patentino per fare ciò che ho sempre fatto fino ad ora con Ti Amo Trentino e qualcosa di più 🙂 . Non stupirti perciò, se talvolta cercherò di essere più precisa nelle spiegazioni, dopo tutta sta fatica… lasciami il mio momento di gloria!

Dalla storia alla natura…

Ci spostiamo dalle Cave di Pila e passeggiando tra i vigneti, ci addentriamo in un orno-ostrieto, un bosco di latifoglie caduche, con arbusti come il carpino nero, la roverella e il profumatissimo orniello, detto anche Frassino da Manna. Questo ambiente caratterizzato da clima caldo e suolo calcareo, è il luogo ideale per la crescita di arbusti termofili, ed è ricco di animali.

Dalla sommità dell’altipiano possiamo godere di un panorama mozzafiato sul paese di Civezzano e le montagne dell’Alta Valsugana.

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Dal bosco di Pino Nero alla Faggeta

Camminando, il paesaggio e gli ambienti che mi circondano sono in continua evoluzione. Ora attraverso una foresta di Pino Nero. pino-neroIl Pino nero è una pianta molto resistente, in realtà non fa parte della nostra flora, ma è stato importato fin dai tempi del regime austro-ungarico per infoltire il bosco, viste le sue capacità di adattamento anche su terreni molto poveri. La sua corteccia è scura fino in cima, dove una verde chioma a ciuffoni di aghi lunghi, sovrasta la sommità.

Lentamente ci addentriamo nella faggeta, uno degli ambienti più diffusi in Italia. La faggeta è composta quasi esclusivamente dal faggio, una pianta che se lasciata crescere liberamente è capace di diventare gigantesca. Ottima come legna da ardere, la legna di faggio è stata da sempre utilizzata con uno scopo ben preciso, quello di scaldarsi.

La luce non penetra facilmente nella faggeta e l’ombreggiamento favorisce la crescita delle specie più precoci nel sottobosco come anemoni e mughetto.

Cadini e Canope: storia mineraria dell’Argentario

Ci allontaniamo dalla foresta di faggio in direzione del Lago di Santa Colomba. Lungo il sentiero si nota l’intensa attività estrattiva che per 300 anni ha interessato la zona. Sto parlando dell’estrazione dell’argento. Sull’Altopiano dell’Argentario, in ragione della grande estensione e ricchezza del giacimento d’argento, arrivarono tantissimi minatori dalla Germania.

La ricerca esasperata del prezioso minerale, sconvolse del tutto il territorio sia a livello morfologico, che economico e sociale. La coltivazione in miniera della galena argentifera, produsse una tale quantità di scavi ad imbocco sia verticale (Càdini) che orizzontale (Cànope), da trasformare la superficie dell’altipiano in un vero e proprio colabrodo. L’aspetto del Calisio in quell’epoca era paragonabile a quello lunare: migliaia e migliaia di avvallamenti, pozzi, caverne, e l’assenza totale o quasi, di vegetazione.

Il Lago di Colomba, non un semplice lago

Dopo esserci rifocillati, raggiungiamo il Lago di Santa Colomba, uno splendido specchio d’acqua di origine tettonica, vero e proprio santuario per gli anfibi come la rana agile e il rospo comune che in primavera, in seguito ai rituali amorosi, depongono le uova.
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Sono le sue origini a conferirgli grande importanza dal punto di vista geologico. Si da il caso infatti, che il lago di Santa Colomba sia dislocato su una faglia che separa rocce di natura lavica, i porfidi quarziferi, da rocce di natura sedimentaria, i calcari del Calisio.

Questo lago inoltre non ha fiumi e ruscelli in entrata o in uscita, la sua alimentazione e il ricambio dell’acqua avvengono grazie alle sorgenti sotterranee.

Torbiere sulla strada del ritorno

La nostra escursione sta per volgere al termine, ma la strada è ancora lunga e ricca di sorprese, ci sono ancora molte cose interessanti da scoprire in quel dell’Argentario, come per esempio i biotopi.

La presenza di aree naturalistiche di rilievo, ha portato alla creazione di riserve integrali di protezione. In Particolare, i Biotopi Monte Barco e Le Grave, nascono a tutela di zone umide formatesi per prosciugamento di antichi specchi d’acqua.

DSC_4978La presenza di torbiere si affianca, nel caso del Biotopo Le Grave, ad una zona arida molto particolare. La grande produzione di detriti proveniente dalle miniere circostanti e ammassati nel corso dei secoli in questo punto, ha prodotto un ambiente arido con flora e fauna tipici di questi luoghi. A causa del terreno ghiaioso e privo di fonti d’acqua, alcune formazioni floreali a Bonsai conferiscono al posto un fascino vagamente orientale.

L’Argentario, un museo tematico a cielo aperto

sentieri-segnalati-altopiano-argentarioConcludo questa lunga, intensa e interessante passeggiata, parlando dell’Ecomuseo dell’Argentario. Come avrai capito non basta un giorno per scoprire tutti i tesori che questo monte, per alcuni apparentemente insignificante, custodisce. Eppure nel 2005 nasce l’Ecomuseo dell’Argentario, in onore di questo altipiano boscato. Da sempre luogo di estrazione di pietre e minerali, territorio di pascoli e coltivazioni, crocevia di storici collegamenti di comunicazione, l’altopiano è oggi il risultato complesso di un’interazione secolare tra uomo e ambiente.

L’Ecomuseo prende vita per l’esigenza di tematizzare i molteplici aspetti di questo luogo, assegnando a ciascuno di essi uno specifico percorso che permette di approfondire ogni diversa realtà, rendendone più semplice la conoscenza e la comprensione.

Un’occasione insomma, per tornare più e più volte alla scoperta del prezioso Altopiano dell’Argentario.

 

Il prezioso Altopiano dell’Argentario ultima modifica: 2016-05-25T11:06:22+02:00 da Ilary

Chi sono

Ilary

Ciao sono Ilary e questo è il mio blog. Mi occupo di Web Marketing Turistico, sono un Copywriter e un Social Media Specialist, specializzata nella realizzazione di siti web in Wordpress. Vivo in provincia di Trento. Conosco, amo e quindi scrivo del Trentino. Lavorando con le parole scrivo articoli ottimizzati in chiave SEO copywriting. Sono una blogger e potrei aiutarti ad avere più visibilità. Chiedimi come

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1 commento

  • Ogni volta che ci vado, rimango sempre incantata dalle Cave di Pila e dalla loro storia! Prima o poi dovrò seguire uno dei percorsi proposti dall’Ecomuseo dell’Argentario: m’intriga quello relativo agli antichi percorsi all’interno del Caliso e creati dai Canopi.

    Brava ad aver fatto la formazione per diventare un accompagnatore di media montagna … chissà, prima o poi verrà anche a me l’ispirazione per farlo!